Una grande passione, una sconfinata testardaggine e voglia di arrivare, una buona dose di talento naturale, una solida preparazione, che si può ricavare da apposite scuole di teatro, dal punto di vista recitativo, di uso della voce e di dizione e la possibilità di trasferirsi a Roma o a Milano per consolidare la propria professionalità.
Questi alcuni degli ingredienti principali da considerare per chi, nel proprio futuro, sogna di diventare un doppiatore. «Un buon inizio, può essere la radio» racconta Davide Albano, giovane doppiatore torinese, già protagonista di alcuni ruoli molto importanti o certamente anche un corso di dizione. Da lì è tutta una scoperta, considerando che un doppiatore «è innanzitutto un attore: quindi è fondamentale studiare e fare teatro, imparando a recitare con tutto il corpo prima di farlo solo con la voce».
Allora ecco dove orientarsi per la formazione. Sono tre le principali città in cui iniziare a muovere i primi passi. A Torino ci sono la scuola Ods e la Sergio Tofano di Mario Brusa. A Milano il Cta, la microfonoscuola della Dream&Dream e quella dell’Adc e quella di Federico Danti. A Roma, tra le più note, quella di Roberto Chevalier. Una volta acquisite le prime basi, un doppiatore diventa un pendolare. «Roma è il centro di tutto, per ciò che riguarda il cinema. Le maggiori produzioni cinematografiche e serie tv vengono doppiate qui. A Milano si continuano a doppiare cartoni animati, spot pubblicitari e reality». Scegliere dove insediarsi definitivamente è una scelta che verrà col tempo: «prima ci si rende conto di cosa offrono le due città, poi si decide cosa sia meglio per sè», racconta Davide.
Ma l’ingresso effettivo nel mondo del lavoro? E’ ancora Albano a raccontare la sua esperienza: «Finito il periodo formativo, si può avere il merito o la fortuna di riuscire a lavorare tramite il direttore del corso che si è frequentato e da lì poi allargare il raggio d’azione, oppure armarsi di pazienza, presentarsi negli studi, telefonando o andando direttamente sul posto, bussare alla porta e chiedere di assistere per capire come effettivamente funzionano le cose sul campo. E poi eventualmente chiedere la possibilità di essere provinati». Nel doppiaggio, come in tanti altri mestieri oggi, non bisogna desistere alle prime difficoltà: la concorrenza è spietata, i ritmi di lavoro sono intensi e non sempre chi di dovere può prestare attenzione ai candidati. Quindi «si rischiano di perdere intere giornate senza concludere nulla».
Pazienza e perseveranza, dunque. Dopo di che arrivano anche le soddisfazioni professionali ed economiche. Muoversi, come detto, comporta spese a proprio carico, ma nemmeno i doppiatori lavorano per la gloria. «I compensi variano a seconda della produzione, quindi film, cartone animato, soap o documentario hanno diverse tariffe» spiega Davide. Il contratto nazionale di categoria specifica al meglio le informazioni relative ai guadagni. Ricordatevi però che dovete aprire la partita Iva. Dopo di che schiarite la voce e buttate sul microfono tutta la vostra passione.