Come Funzionano i Contratti di Lavoro Stagionali


I contratti stagionali hanno una lunga e lontana tradizione collegata con il lavoro agricolo e l’andamento delle stagioni durante l’anno. In determinate zone e per determinate lavorazioni non era concretamente possibile lavorare per tutta la durata dell’anno, avendo i frutti della terra e le fioriture ben precise regole di maturazione, collegate con le posizioni del sole, l’alternarsi delle temperature, il clima più o meno favorevole o, al contrario, la presenza di piogge e maltempo.

La prassi (prima ancora che l’istituto) prende perciò le mosse da tempi assai antichi, quando il lavoro manuale della terra rappresentava il primo sostentamento della vita della maggior parte delle popolazioni. Assai più recentemente, attraverso la l. 18.4.1962 n. 230, il legislatore italiano inserisce il lavoro stagionale tra i riconosciuti lavori a tempo determinato (art. 1, lett. a) stante la tipicità degli stessi a fini individuativi di circostanze che giustificano l’alternanza di periodi di lavoro a momenti di pausa. Tale tipizzazione verrà meno attraverso l’introduzione da parte del D.Lgs. 368/2001 di una formula generale che adotta il criterio delle ragioni di carattere tecnico, produttivo, organizzativo e sostitutivo, senza specificare altro.

Questa la lontana genesi del lavoro stagionale, che ha poi trovato una successiva, ultima tappa e motivazione di sviluppo in ragione dell’ammissione al permesso di soggiorno per i lavoratori extracomunitari. Sarebbe troppo sbrigativo tagliar corto dicendo che il lavoro stagionale ha poca attinenza alle mansioni dei giovani laureati. C’è tutta la normativa, che abbiamo visto nei precedenti articoli, in materia di apprendistato, di contratto di inserimento, per non parlare dei contratti di cooperazione a progetto, che può rispondere ad esigenze collegate con le caratteristiche dell’una o dell’altra stagione; ed anche in materia di contratto interinale. Qui, avendo la mansione una durata limitata nel tempo sarà bene che il giovane sappia sfruttare a pieno la determinatezza nel tempo di queste situazioni lavorative, pensando a successivi sviluppi che possano, presumibilmente, occuparlo definitivamente nell’intero arco dell’anno.

Le professioni nel turismo
Attenzione particolare richiedono tutti quei lavori, oggi diffusissimi nel campo del business turistico, che offrono al giovane la possibilità di cimentarsi, in genere proprio nel momento scolare ed universitario, con il contatto con il pubblico non soltanto in qualità di istruttori, animatori e attori, ma anche quali sceneggiatori, tecnici delle luci, e in altre analoghe mansioni più usuali come receptionist e assistenza clienti, all’interno dei villaggi-vacanze o delle navi crociera. E di svolgere funzioni di accompagnatore e di agevolatore di compiti per i turisti in vacanza. La ricerca di tali tipologie di figure è ormai ininterrotta durante quasi tutto l’anno: le società di ricerca di personale sono quasi costantemente impegnate nel reperimento di grandi gruppi di ragazzi e ragazze che posseggano le tecniche e le qualità caratteriali per aspirare ad entrare a far parte di questi ingressi collettivi. In questi casi, conoscere le lingue, essere in possesso di un viso sorridente e di una espressione accattivante sono il primo dei requisiti. Accade con frequenza che giovani particolarmente dotati dal punto di vista sportivo svolgano, durante l’estate, funzioni di istruttore di vela e di wind-surf e durante l’invero sappiano altrettanto bene insegnare ai clienti le migliori tecniche dello sci. A parte queste considerazioni, tali posizioni hanno il pregio, anch’essi, di preparare ad altre funzioni che possano anche essere, più tardi, inserite in un contesto professionale vero e proprio.
Lo stesso convivere per mesi a stretto contatto di gomito con coetanei ugualmente impegnati a “produrre” una vacanza indimenticabile per gli ospiti ha un suo valore non dubitabile di adattamento al lavoro d’équipe ed allo sforzo verso finalità comuni. Senza contare l’allenamento alle lingue che non è l’ultimo dei benefici di periodi passati alle Maldive o a Wengen. Dal punto di vista giuridico questo rapporto con la società turistica pare di difficile classificazione: ammessi da tutti gli stati, i contratti prevedono da una parte la prestazione lavorativa e, dall’altra il diritto al vitto e all’alloggio e ad un compenso monetario. Si può pensare che si tratti di contratti di stage con previsione di retribuzione o di contratti coordinati a progetto.

Opportunità nei call center
Un altro caso tipico di lavoro stagionale per i giovani si offre in ragione delle ontemporanee ferie che possano prendere i lavoratori di call center nel periodo estivo oppure per occasioni di particolari picchi di lavoro dovuti, nella maggior parte delle ipotesi, a lancio di nuovi prodotti. Ed anche per il naturale turn-over che è presente in questo campo professionale. Sono ormai moltissime le categorie aziendali che fanno ricorso al call center come mezzo di informazione pubblicitario primario nei confronti del cliente ed anche di vendita diretta, ma anche come appoggio tecnico in occasione di guasti o di anomalie che le apparecchiature fornite possano presentare da un momento all’altro: si pensi ai call center delle compagnie telefoniche, quelli di certi istituti bancari, quelli degli istituti scolastici privati (molto spesso quelli linguistici) e via dicendo.
In tutte queste situazioni accade sovente che i titolari della “postazione” si trovino nella condizione di dover essere sostituiti frequentemente da nuovo personale. La prestazione può essere retribuita con una parte fissa, che è presente solo a volte, e una variabile. La parte variabile, proporzionale ai risultati raggiunti, è di solito il nucleo preponderante del compenso, trattandosi di un tipico contratto di risultato e non di prestazione.