Il mondo del lavoro sta cambiando. Nuove prospettive sono entrate in gioco all’interno delle aziende e stanno costringendo le organizzazioni a ripensare alla tradizionale comunicazione dei contenuti e al modo in cui viene definito un information worker. È necessario indirizzare queste forze per restare competitivi, continuare a offrire servizi, gestire il rischio e i costi, e proteggere la memoria aziendale che risiede nei dipendenti e nelle applicazioni. Il telelavoro è una modalità di lavoro a cui si riferiscono numerose grandi aziende, grazie a cui, impiegando infrastrutture telematiche ed informatiche, è possibile valicare i tradizionali confini fisici e logistici dell’ufficio.
Il termine telelavoro indica, infatti, un particolare tipo di rapporto di lavoro caratterizzato dal fatto che l’attività del prestatore viene normalmente svolta con l’ausilio di strumenti informatici e attrezzature telematiche, in luogo diverso dai locali aziendali, prevalentemente da casa.
Il Coworking (da “co” = insieme e “work” = lavoro) è una modalità di telelavoro che sta emergendo recentemente, il termine è stato coniato da Bernie DeKoven nel 1999 e nel 2005 utilizzato da Brad Neuberg per descrivere uno spazio fisico. Neuberg organizzò un sito di Coworking denominato “Hat Factory” a San Francisco, un live-loft di lavoro, che è sede di tre lavoratori della tecnologia, ed è aperto agli altri durante il giorno. Cooperative di Coworking ora esistono in Argentina, Australia e Germania, anche se la maggior parte dei siti è negli Stati Uniti di cui la sede principale a San Francisco dove è presente anche una società di consulenza, Citizen Coworking.
Come funziona
Se ne avvalgono per lo più professionisti che lavorano da casa, consulenti e lavoratori che viaggiano molto e che finendo col lavorare in isolamento, hanno, comunque, la necessità di raffrontarsi continuamente con i colleghi. È un vero e proprio ritrovo sociale di lavoratori che, sebbene continuino a gestirsi in maniera indipendente, condividono alcuni valori comunie sono interessati alle sinergie che si possono creare nel momento in cui si lavora con altri professionisti nello stesso luogo fisico. Alcuni spazi di Coworking sono nati dall’iniziativa di liberi professionisti del Web e di Internet che erano soliti viaggiare molto e lavorare da bar e caffè, oppure in isolamento dalle loro case. Le iniziative di Coworking assomigliano di più a cooperative, specie per la loro attenzione al concetto di comunità piuttosto che a tipiche iniziative commerciali, non sono degli studi associati ma, degli spazi di recupero trasformati in veri e propri uffici ,divisi in grandi e piccoli loft, con ampie aree comuni e postazioni lavoro condivise e condivisibili. Una cultura ancora da diffondere, poiché completamente diversa da quella classica aziendale.
Oggi il Coworking in Italia è quello che in economia si definisce un “blue ocean”, un mercato senza competitor ma anche con pochi esempi a cui riferirci. Molti dei partecipanti al Coworking sono anche coinvolti nei BarCamp e altri sviluppi collaborativi di tecnologie quali, ad esempio, progetti open source. Bernie Dekoven, il creatore del CoWorking Institute, ha definito il Coworking l’arte della collaborazione online, o meglio, lavorare insieme in modo eguale. Il movimento creato da Bernie è molto di più di una condivisione di spazi, ha a che fare con la collaborazione tra menti creative, capaci di lavorare in modo produttivo e ugualitario, il Coworking è l’antitesi del lavoro in azienda! I progetti si sviluppano per affinità, non c’è una decisione dall’alto, anche perché non esiste nessun capo, e la cooperazione ha come prerogativa la meritocrazia.
Condividere gli spazi
È fondamentale che chi voglia partecipare al Coworking riconosca di essere parte di un gruppo, e quindi si comporti in modo collaborativo e rispettoso, senza disturbare il lavoro degli altri e mantenendo in ordine gli spazi. Gli spazi di Coworking sono popolati da freelance, consulenti, programmatori informatici, imprenditori, giornalisti, architetti, designer, scrittori che pagano una quota di affitto per la postazione personale e la condivisione degli spazi e dei servizi comuni, che, in genere, comprendono la disponibilità di cassetti o scaffali di armadi, luce, gas, collegamento a Internet, computer, stampanti, scanner e fotocopiatrici. Ma il vero valore aggiunto è l’atmosfera creativa e lo scambio di idee, perché il Coworking rappresenta un’occasione di collaborazione, incontro e nascita di nuovi progetti.
Alcuni esempi
Cliccando qua e là nella fitta rete informatica si trovano degli spazi molto stimolanti, il più interessante è proprio quello di San Francisco che, come già accennato, si chiama Hat Factory, sul sito il gestore presenta il suo locale con un video molto divertente in grado di trasmettere subito lo spirito creativo proprio del luogo. Ci sono, poi, molti Co-Work a tema, dove viene stimolato il confronto tra professioni simili per dare maggiore possibilità di collaborazione. Soprattutto chi svolge un lavoro creativo sa bene come l’interazione è linfa per la concretizzazione di progetti.