In Italia il più famoso zero-coupon è senz’altro il Bot; fra i titoli di Stato vi è però anche il meno noto Ctz, lo zerocoupon a due anni. Qual è la caratteristica di questi due diversi tipi di obbligazioni? Il fatto che gli interessi maturati su
di essi possono essere riscossi soltanto alla loro scadenza, quando i titoli vengono rimborsati per il loro intero ammontare; gli zero-coupon, in altre parole, non danno luogo al pagamento infrannuale degli interessi.
Se la questione non si pone per i Bot a tre o a sei mesi, tenuto conto che la loro breve durata rende impraticabile e poco
attraente il pagamento periodico degli interessi, i Bot a un anno e il Ctz sono invece concepiti strutturalmente come obbligazioni che non danno diritto ad alcun pagamento degli interessi prima della scadenza.
Ciò però non significa che tali titoli non fruttino degli interessi. Essi vengono pagati posticipatamente, ossia alla scadenza, quando il titolo viene rimborsato al suo valore nominale. Gli interessi guadagnati sono pari alla differenza fra il
prezzo di rimborso dell’obbligazione e il prezzo di acquisto, che rispetto al primo è sempre inferiore, o scontato, come si
dice tecnicamente.
Maggiore è la durata del titolo, maggiore è lo sconto praticato al momento della sottoscrizione, ovvero più basso è il
prezzo d’acquisto. Ciò si spiega tenendo presente che gli interessi incassati alla scadenza risulteranno maturati su un arco temporale più lungo. Pertanto, se un Bot a un anno può essere venduto all’asta di collocamento a 97 centesimi di euro, dando così luogo in un anno a un interesse lordo di tre centesimi (il Bot infatti verrà rimborsato a un euro, al lordo
delle trattenute fiscali), un Ctz verrà collocato a un prezzo vicino ai 94 centesimi di euro. Dopo due anni, il portatore di
questo titolo avrà diritto al rimborso di un euro, ottenendo così un interesse di sei centesimi in due anni.
I titoli zero coupon presentano numerosi vantaggi; per l’investitore, sono due in particolare: il fatto di non doversi preoccupare periodicamente di reinvestire gli interessi incassati e il vantaggio di sborsare al momento della sottoscrizione
del titolo una somma inferiore rispetto a quella che gli verrebbe richiesta per l’acquisto di un titolo full-coupon (ossia
con pagamento periodico degli interessi), che di solito viene collocato alla pari, cioè al suo valore nominale. In particolare, l’investimento sarà tanto più ridotto, quanto più lunga è la vita del titolo.
Quest’ultima caratteristica rende gli zero-coupon particolarmente adatti ad accantonare somme che si renderanno necessarie soltanto in futuro: basta un investimento iniziale relativamente ridotto per avere a disposizione, in un futuro più o
meno lontano, un ammontare relativamente cospicuo. Per questo motivo, uno zero-coupon ventennale potrebbe essere
adatto per una coppia di giovani genitori che intenda accantonare una somma per pagare l’università del figlio, ovvero
per un lavoratore che intende poter disporre al momento della pensione di un capitale significativo.
Attenzione però: gli zero-coupon prestano il fianco a inflazione e tassi di interesse crescenti. Per questo motivo, al variare di questi, i loro prezzi subiscono escursioni nettamente superiori ai titoli full-coupon.